Attraverso lo specchio
di Lewis Carroll

Torna all'IndiceIndietroAvanti


IX

ALICE REGINA

½To', questo Φ magnifico! - disse Alice, - non mi sarei mai aspettato d'essere Regina cos∞ presto... e vi dir≥ che cosa c'Φ, vostra Maestα, continu≥ in tono severo (ella a volte affettava di sgridare se stessa) - non Φ bene stare a trastullarsi a quel modo sull'erba. Le Regine debbono avere della dignitα.╗

Si lev≥ e si mise a passeggiare... con una certa rigidezza in principio, per timore che la corona le cascasse; ma si confort≥ al pensiero che in quel momento non c'era nessuno che la vedesse:

½E se io veramente sono Regina, - si disse sedendosi di nuovo sull'erba, - potr≥ in breve condurmi a dovere.╗

Ogni cosa accadeva cos∞ stranamente che non si sorprese affatto di trovarsi sedute accanto la Regina Rossa e la Regina Bianca, dall'uno e l'altro lato: avrebbe voluto domandare come fossero giunte colα, ma temΦ che non fosse buona educazione.

Per≥, non vi sarebbe stato alcun male, si disse, a domandare se il giuoco fosse finito.

- Per favore, volete dirmi... - cominci≥, guardando timidamente la Regina Rossa.

- Parla quando ti s'interroga! - la interruppe bruscamente la Regina.

- Ma se tutti ubbidissero a questa regola, rispose Alice, che aveva sempre in serbo qualche ragione da dire, - e parlassero soltanto se interrogati, e gli altri li aspettassero per incominciare, nessuno direbbe mai nulla.

- Sciocchezze! - esclam≥ la Regina. - Non vedi, bambina... - qui s'interruppe, aggrott≥ le ciglia, e dopo aver pensato un istante, cambi≥ il soggetto della conversazione: - Che intendi col dire: ½Se sei veramente una Regina?╗ Che diritto hai di chiamarti cos∞? Tu non puoi essere Regina, sai, se non sostieni l'esame regolare. E pi∙ presto cominciamo, meglio sarα!

- Io dissi soltanto ½se╗... - si scus≥ la povera Alice con umile accento.

Le due Regine si guardarono, e la Regina Rossa osserv≥ con un piccolo brivido:

- Essa dice di aver detto ½se...╗

- Ma essa disse molto pi∙ di questo! - geme la Regina Bianca, torcendosi le mani. - Oh quanto di pi∙!

- ╚ vero, sai, - disse la Regina Rossa ad Alice. - Di' sempre la veritα... pensa prima di parlare.... e poi mettilo in carta.

- Io certo non intendevo... - cominci≥ Alice, ma la Regina Rossa la interruppe impaziente:

- Ed Φ proprio questo che deploro! Tu avresti dovuto intendere. A che credi che serva una bambina che non intende?... Anche uno scherzo deve avere un intendimento... e una bambina Φ pi∙ importante d'uno scherzo, credo. Tu non potresti negarlo, anche se ti ci mettessi mani e piedi.

- Io non nego le cose con le mani e coi piedi, - obiett≥ Alice.

- Nessuno ha detto che lo hai fatto, - disse la Regina Rossa. - Ho detto che non potresti, se ti ci provassi.

- Essa Φ in una condizione di mente, - disse la Regina Bianca, - che ha bisogno di negar qualche cosa. O non sa che negare.

- Un brutto, odioso carattere, - osserv≥ la Regina Rossa, e poi vi fu un silenzio imbarazzante per uno o due minuti.

La Regina Rossa ruppe il silenzio col dire alla Regina Bianca:

- Io t'invito al pranzo d'Alice per questo pomeriggio.

La Regina Bianca sorrise debolmente, e disse:

- E io invito te.

- Io non sapevo affatto di dover dare un pranzo, - disse Alice, - ma se ve n'Φ da essere uno, credo che dovrei invitare io gli ospiti.

- Noi ti abbiamo dato l'opportunitα di farlo, - osserv≥ la Regina Rossa, - ma io oso dire che tu non hai ancora avuto molte lezioni di buona maniera.

- Le buone maniere non s'insegnano con le lezioni, - disse Alice. - Le lezioni insegnano a fare le quattro operazioni e cose simili.

- Sai fare l'addizione? - chiese la Regina Bianca. - Quanto fa uno e uno e uno e uno e uno e uno e uno e uno e uno e uno?

- Non so, - disse Alice, - ho perduto il conto.

- Non sa fare l'addizione! - interruppe la Regina Rossa. - Sai fare la sottrazione? Togli nove da otto.

- Nove da otto, sapete, non si pu≥, - rispose subito Alice, - ma...

- Non sa fare la sottrazione, - disse la Regina Bianca. - Sai fare la divisione? Dividi un pane con un coltello... Che hai?

- Io credo... - cominci≥ Alice.

Ma la Regina rispose per lei:

- Pane e burro, naturalmente. Prova a fare un'altra sottrazione. Togli un osso da un cane. Che rimane?

Alice, pensandovi un po', rispose:

- L'osso non rimarrebbe se io lo prendessi... e il cane non rimarrebbe; mi morderebbe... e certo non rimarrei neanche io.

- Allora credi che non rimarrebbe nulla? - disse la Regina Rossa.

- Credo che la risposta sia questa.

- Male, come al solito, - disse la Regina Rossa, - rimarrebbe la bile del cane.

- Ma io non veggo come...

- Ebbene, guarda, - grid≥ la Regina Rossa, - il cane avrebbe della bile, non Φ vero?

- Forse, - rispose cauta Alice.

- Allora, se il cane se n'andasse, la bile gli rimarrebbe! - esclam≥ la Regina con un accento trionfale.

Alice non potΦ fare a meno dal pensare: ½Quante sciocchezze stiamo dicendo!╗

- Essa non sa fare le quattro operazioni, - dissero insieme le due Regine con grande energia.

- E voi sapete le quattro operazioni? - disse Alice, volgendosi improvvisamente alla Regina Bianca, perchΦ non le piaceva di far cos∞ brutta figura.

La Regina chiuse gli occhi anelante:

- Posso fare l'addizione, - disse, - se mi dai tempo... ma non faccio sottrazioni in nessuna circostanza.

- Tu leggi l'abbic∞, naturalmente, - disse la Regina Rossa.

- S∞, che lo leggo.

Anch'io, - mormor≥ la Regina Bianca. - Noi spesso lo diciamo insieme, cara? E ti dir≥ un segreto... so leggere le parole di una sola lettera. Che te ne pare? Per≥, non ti scoraggiare. Col tempo ci arriverai anche tu!

Qui cominci≥ di nuovo la Regina Rossa:

- Hai imparato le nozioni utili? - essa disse. - Come si fa il pane?

- Questo lo so! - disse subito Alice. - Si prende del fior di fa...

Dove cogli il fiore? - chiese la Regina Bianca. - In un giardino o nelle siepi?

- Ma non si coglie affatto. Si fa la pasta...

- Pasta reale o pasta sfoglia? - disse la Regina Bianca. - Quante cose dimentichi!

- Rinfrescale la testa col ventaglio, - interruppe ansiosamente la Regina Rossa. - Col pensare tanto, le verrα la febbre.

Cos∞ si misero a farle vento con mazzi di foglie, finchΦ essa dovΦ pregare che cessassero, chΦ le scompigliavano i capelli.

- Ora si sente bene, - disse la Regina Rossa. - Conosci le lingue? Come si dice in francese ½Fiddle-de-di?╗

- Fiddle-de-di, non Φ una parola italiana, - disse Alice con gravitα.

- Chi mai ha detto che era italiano?

E Alice questa volta credΦ di vedere una via di scampo.

- Se mi direte di che lingua Φ ½Fiddle-de-di╗ io vi dir≥ come si dice in francese! - ella esclam≥ trionfante.

Ma la Regina Rossa assunse un aspetto solenne, e disse:

- Le Regine non scendono mai a patti!

½Ma le Regine non dovrebbero mai fare domande╗, - disse fra sΦ Alice.

- Non ci far litigare, - disse la Regina Bianca con accento d'ansia. - Qual'Φ la causa del lampo?

- La causa del lampo, - disse risolutamente Alice, perchΦ era quasi certa di questo, - ╚ il tuono... no, no! - si corresse in fretta... - volevo dire viceversa...

- ╚ troppo tardi per correggersi, - disse la Regina Rossa...: - quando hai detto una cosa, e cos∞, e ne devi subire le conseguenze.

- Questo mi rammenta... - disse la Regina Bianca, abbassando gli occhi e intrecciandosi e sciogliendosi irrequietamente le dita... abbiamo avuto una tale tempesta marted∞ scorso. Voglio dire un marted∞ della scorsa serie.

Alice si mostr≥ confusa.

- Nel nostro paese, - not≥, - c'Φ solo un giorno alla volta.

La Regina Rossa soggiunse:

- ╚ un modo veramente miserabile di far le. cose. Qui invece, per la maggior parte, abbiamo giorni e notti a due e tre alla volta, e a volte nell'inverno ne abbiamo tanti come per cinque notti di fila... per il caldo.

- Cinque notti sono pi∙ calde di una notte, allora? - s'avventur≥ a chiedere Alice.

- Cinque volte pi∙ calde, naturalmente.

- Ma per la stessa ragione dovrebbero essere cinque volte pi∙ fredde...

- Appunto cos∞, - grid≥ la Regina Rossa. Cinque volte pi∙ calde e cinque volte pi∙ fredde... appunto come io sono cinque volte pi∙ ricca di te e cinque volte pi∙ capace.

Alice sospir≥, scoraggiata.

- ╚ come un indovinello senza soluzione, essa pensava.

- Lo vide anche Unto Dunto, - continu≥ la Regina Bianca a voce bassa, quasi come se parlasse a se stessa. - Venne alla porta con un turacciolo in mano...

- E che voleva? - disse la Regina Rossa.

- Disse che voleva entrare, - continu≥ la Regina Bianca, - perchΦ cercava un ippopotamo. Ora, non ce n'era in casa quella mattina.

- Ordinariamente ce ne sono? - chiese Alice meravigliata.

- S∞, ma solo i gioved∞, - disse la Regina.

- Lo so perchΦ venne, - disse Alice: senza dubbio voleva punire il pesce, perchΦ...

E ricominci≥ la Regina Bianca:

- Fu una tempesta tale da non potersi immaginare! (½Essa non lo potrebbe╗, disse la Regina Rossa). Parte del tetto si scoperchi≥, e vi entr≥ tanto tuono, e and≥ rotolando per la stanza e battendo sulle tavole e sui mobili... finchΦ ebbi tanta paura che non mi ricordavo pi∙ come mi chiamassi.

Alice diceva fra sΦ:

½Io non cercherei mai di ricordarmi il nome, nel caso d'una disgrazia. A che mi gioverebbe?╗ Ma non disse questo ad alta voce per non offendere la suscettibilitα della povera Regina.

- Vostra Maestα deve scusarla, - disse la Regina Rossa ad Alice, prendendo una mano della Regina Bianca nella sua, e gentilmente accarezzandola. - In generale ella pensa bene, ma non pu≥ fare a meno dal dire delle sciocchezze.

La Regina Bianca guardava timidamente Alice, la quale comprendeva di dover dire qualche cosa di gentile, ma in veritα non sapeva in quell'istante pensare a nulla.

- Essa in veritα non fu mai bene educata, - continu≥ la Regina Rossa; - ma ha un'indole meravigliosamente dolce. Dαlle un colpetto in testa e vedrai come ne sarα lieta.

Ma Alice non aveva tanto coraggio.

- Con un po' di gentilezza... e arricciandole i capelli, otterrai un monte da lei.

La Regina Bianca cacci≥ un profondo sospiro, e mise la testa sulla spalla di Alice.

- Ho tanto sonno, - essa gemΦ.

- ╚ stanca, poveretta! - disse la Regina Rossa. - Allisciale i capelli... prestale la tua cuffietta e cantale una dolce ninnananna.

- Non ho la cuffia qui, - disse Alice, tentando di ubbidire alla prima indicazione: - e non conosco nessuna dolce ninnananna.

- Debbo cantarla io allora, - disse la Regina Rossa, e cominci≥:

½ Su dormi signora, nel grembo d'Alice;
schiacciamo un sonnetto; beato e felice;
al ballo n'andremo, finito il festino,
Regine ed Alice pianino pianino.╗

- E ora tu sai le parole, - ella aggiunse, e s'appoggi≥ con la testa sull'altra spalla di Alice; - ora cantale per me. Anch'io ho sonno.

Nell'istante dopo entrambe le Regine erano immerse nel sonno e russavano rumorosamente.

- Che debbo fare? - esclam≥ Alice, guardandosi intorno perplessa, appena una testa e poi l'altra le rotolarono dalle spalle e le caddero come due grosse palle in grembo. - Non credo che sia mai accaduto a nessuno di dover badare a due Regine addormentate insieme. No, nella storia di nessuno Stato, - e non sarebbe potuto accadere, naturalmente, perchΦ non vi Φ mai pi∙ d'una regina alla volta. Svegliatevi, su, svegliatevi, chΦ pesate! ella continu≥ con tono impaziente; ma non le rispose che un soave russare.

Il russare diventava ogni minuto pi∙ forte, e sembrava sempre pi∙ simile a un'arietta; finalmente ella distinse delle parole e si mise ad ascoltare con tanta aviditα, che quando le due grosse teste svanirono dal suo seno, quasi non se n'accorse.

Si trov≥ in piedi innanzi a una porta ad arco, sul quale erano le parole ½Alice Regina╗ in grandi lettere, e all'uno e all'altro lato dell'arco v'era un cordone di campanello: su uno era scritto: ½Campanello del visitatore╗, e sull'altro ½Campanello dei servi.╗

- Aspetter≥ finchΦ sia finita la canzone, pensava Alice, - e poi soner≥ il... il... quale campanello debbo sonare? - continu≥, confusa dalle indicazioni. - Io non sono una visitatrice, io non sono una serva. Ve ne dovrebbe essere un altro, con l'indicazione ½Regina.╗

Proprio allora la porta si aperse un poco, e una creatura con un lungo becco mise fuori la testa per un momento e disse:

╚ vietato l'ingresso fino alla settimana dopo la prossima, - e chiuse, sbattendo la porta.

Alice picchi≥ e suon≥ invano per molto tempo; ma finalmente un vecchio Ranocchio, che sedeva sotto un albero, si lev≥ e saltell≥ lentamente verso di lei.

- Che c'Φ? - disse il Ranocchio con profonda raucedine.

Alice si volt≥ subito, disposta a trovar tutti in colpa:

- Dov'Φ il servo che ha l'ufficio di rispondere alla porta? - cominci≥ irata.

- Quale porta? - disse il Ranocchio.

Alice quasi si mise a scalpitare per quel modo strascicato di parlare del Ranocchio.

Questa porta; qual'altra porta?

Il Ranocchio guard≥ per un minuto coi suoi grandi ed ottusi occhi la porta; poi s'avvicin≥ e la sfreg≥ col pollice, come per assicurarsi se se ne fosse andata la vernice, poi guard≥ Alice.

- Rispondere alla porta? - egli disse. - Che ha chiesto la porta?

Era cos∞ rauco che Alice poteva appena udirlo.

- Io non so che volete intendere, - essa disse.

- Parlo latino forse? - continu≥ il Ranocchio, - o sei sorda? Essa che ha chiesto?

- Nulla! - disse Alice impaziente, - Io l'ho picchiata.

- Male, male! Questo non si deve fare, non si deve fare... borbott≥ il Ranocchio. - Le dispiace, sai. - Poi sal∞ su e diede alla porta un calcio con uno dei suoi grandi piedi. - Se tu la lasci stare, - egli balbett≥ mentre ritornava salterellando al suo albero, - essa ti lascerα stare.

In quel momento la porta si spalanc≥, e una voce penetrante si sent∞ cantare:

- Nella casa dello Specchio disse Alice: ½Io son Regina,
e mi metto sulla testa la corona ogni mattina:
della Casa dello Specchio cittadini ed abitanti
a pranzar con la Regina or v'invito tutti quanti.╗

E centinaia di voci si aggiunsero in coro:

- Presto i calici colmate e riempite i belliconi,
e la tavola di crusca sparpagliate e di bottoni;
entro il tΦ mettete i gatti ed i topi nel caffΦ
viva Alice la Regina, viva trenta volte tre.

Poi segu∞ un confuso strepito di applausi, e Alice diceva fra sΦ: ½Trenta volte tre fanno novanta. Chi sa se qualcuno fa il conto.╗

Dopo un minuto si fece di nuovo silenzio, e la stessa voce penetrante cant≥ un altra strofa:

½Della Casa dello Specchio, cittadini ed abitanti,
Φ un onore per me grande di vedervi tutti quanti:
Φ un ambito privilegio darvi un pranzo e darvi il tΦ
con le due belle Regine Bianca e Rossa e poi con me╗

E si sent∞ di nuovo il coro:

½Presto i calici colmate con inchiostro e teriaca
e con ci≥ che pi∙ vi piace, dolce a ber che non ubbriaca
E mischiate lana e vino o la sabbia col caffΦ,
ed Alice salutate, pi∙ di cento volte tre╗

- Cento volte tre, - esclam≥ Alice disperata. - Oh, questo non si farα mai. Sarebbe meglio entrare subito.

Entr≥ subito, e si fece un silenzio mortale nell'istante che ella apparve. Alice diede una rapida occhiata alla mensa, mentre si dirigeva alla gran sala, e scorse che v'erano una cinquantina di ospiti di tutte le specie: alcuni erano quadrupedi, altri uccelli, ed alcuni fiori.

- Son lieta che siano venuti senza aspettare l'invito, - ella pensava, - se no, non avrei saputo chi invitare.

V'erano tre sedie a capotavola; le Regine Bianca e Rossa ne avevano giα occupate due; ma quella di mezzo era vuota. Alice vi si sedΦ, piuttosto impacciata per quel silenzio, sperando che qualcuno parlasse.

Finalmente la Regina Rossa cominci≥:

- Sei arrivata dopo la minestra e il pesce,- disse. - Servitele il cosciotto di montone.

E i camerieri misero una coscia di montone innanzi ad Alice, che la guard≥ con un certo imbarazzo, perchΦ non aveva mai trinciato la carne a tavola.

- Tu sembri intimorita: lascia che ti presenti a questa coscia di montone, - disse la Regina Rossa. - Alice... Montone: Montone... Alice.

La coscia di montone si lev≥ sul piatto e fece una piccola riverenza ad Alice; e Alice restitu∞ l'inchino, non sapendo se dovesse spaventarsi o divertirsi.

- Posso darvene una fetta? - ella disse, prendendo il coltello e la forchetta e guardando ora una Regina ora l'altra.

- Ma no, - disse risolutamente la Regina Rossa, - non Φ educazione fare a pezzi la persona a cui si e stati presentati. Portate via il cosciotto.

E i camerieri lo portarono via, e tornarono con un gran pasticcio.

- Non mi presentate al pasticcio, per favore! - esclam≥ Alice, - oppure non si pranzerα pi∙. Posso darvene un poco?

Ma la Regina Rossa tutta imbronciata, brontol≥:

- Pasticcio... Alice: Alice... Pasticcio. Portate via il pasticcio.

E i camerieri lo portarono via con tanta rapiditα che Alice non potΦ restituirgli l'inchino.

Per≥, essa non capiva perchΦ la Regina Rossa dovesse esser la sola a dare degli ordini; cos∞, per fare una prova, grid≥:

- Cameriere, riporta il pasticcio.

E rieccolo innanzi a lei in un istante, come in giuoco di prestidigitazione.

Era cos∞ grande, che essa non potΦ non esserne un po' intimorita, come innanzi al montone; per≥ ella vinse, con un gran sforzo, la propria timidezza, e ne tagli≥ una porzione e la offerse alla Regina Rossa.

- Che impertinenza, - disse il Pasticcio. - Io vorrei sapere che cosa diresti, se tagliassi una fetta da te, miserabile creatura!

Parlava in una densa e succosa specie di voce; ed Alice non seppe rispondere una parola: rimase a guardarlo a bocca aperta.

- Di' qualche cosa, - disse la Regina Rossa, - Φ ridicolo lasciar tutta la conversazione al Pasticcio.

- Non sapete, oggi mi sono stati recitati tanti versi, - cominci≥ Alice, un po' sgomenta come vide che, non appena aveva accennato a parlare, s'era fatto un silenzio mortale, e tutti gli occhi erano intenti su di lei, - ed Φ strano credo,... che ogni poesia trattasse in qualche maniera di pesci. Chi sa perchΦ in queste parti piacciano tanto i pesci.

Ella parlava alla Regina Rossa, che non rispose molto a proposito:

- Quanto ai pesci, - ella disse, molto lenta e solenne, avvicinando le labbra all'orecchio di Alice, - Sua Maestα Bianca sa un bell'indovinello... tutto in poesia... tutto intorno ai pesci. Lo deve ripetere?

- Sua Maestα la Regina Rossa Φ molto gentile per ricordarlo, - mormor≥ la Regina Bianca all'altro orecchio di Alice, con una voce che sembrava quella d'una tortorella. - Sarebbe un tal piacere. Posso?

- Sarα un vero favore, - disse con molta cortesia Alice.

La Regina Bianca sorrise di piacere e carezz≥ la guancia di Alice. Poi cominci≥:

½Prima il pesce bisogna acchiappare╗
(Facilissimo un bimbo pu≥ prenderlo)
½Quindi il pesce bisogna comprare....╗
con un soldo dovunque si ha.

½Ora il pesce bisogna lessare....╗
facilissimo.... l'acqua Φ giα tepida....
½In un piatto lasciatelo stare?╗
Assai facil... sul piatto giα sta.

½Date qui, chΦ lo voglio mangiare╗;
ecco fatto, portato Φ giα in tavola;
½ma il coperchio bisogna levare,╗
e il coperchio non giungo a scoprir.

Chi l'ha fatto col piatto saldare?
Io dispero il coperchio di togliere.
Di', che cosa Φ pi∙ facile fare:
½questo piatto od un senso scoprir?╗

- Pensaci un minuto, e poi rispondi, - disse la Regina Rossa. - Frattanto, noi beviamo alla tua salute... alla salute della Regina Alice! - essa strill≥ a squarciagola, e tutti i convitati cominciarono subito a bere, in modo stranissimo: alcuni si mettevano i calici in testa come spegnitoi, e bevevano tutto ci≥ che scorreva sulle loro facce; altri rovesciavano le bottiglie, e lambivano il vino quando scorreva dagli orli della mensa; e tre (che avevano l'aspetto di tre canguri) s'arrampicarono sul piatto dell'arrosto di montone, e cominciarono a leccare il sugo ½come porci in brago╗, pens≥ Alice.

- Tu dovresti ringraziare con un bel discorso, - disse la Regina Rossa, guardando accigliata Alice.

- Noi ti sosterremo, - bisbigli≥ la Regina Bianca, mentre Alice si levava in piedi, obbediente, ma un po' sgomenta.

- Grazie, - ella bisbigli≥ in risposta, - ma non ne ho bisogno.

- Come non ne hai bisogno? - disse con gran risoluzione la Regina Rossa.

Cos∞ prov≥ con buona grazia a farsi sostenere.

( - Ed esse mi spinsero tanto! - ella disse dopo, quando narr≥ a sua sorella la storia del banchetto. - Si sarebbe creduto che avessero voluto spremermi come un limone!)

Infatti le fu piuttosto difficile stare al suo posto mentre faceva il discorso: le due Regine la premettero cos∞ da un lato e l'altro, che quasi la sollevarono in aria.

- Io mi levo a ringraziare... - cominci≥ Alice, e veramente si lev≥, mentre parlava, di parecchi centimetri; ma s'aggrapp≥ all'orlo della tavola, e riusc∞ a star ferma.

- Bada! - strill≥ la Regina Bianca, afferrando Alice per le mani. - Accadrα qualche cosa.

E allora (come narr≥ dopo Alice) accaddero in un istante una gran quantitα di cose. Le candele si allungarono fino al soffitto, e parvero canne con fuochi d'artificio in punta. Quanto alle bottiglie, ciascuna si prese un paio di piatti, se li adatt≥ come ali, e con le forchette per gambe, and≥ svolazzando nella sala in tutti i sensi, e ½sembrano tutti uccelli╗, diceva Alice fra sΦ, cos∞ come poteva, in quella tremenda confusione.

In quel momento sent∞ una voce rauca al suo fianco, e si volse a vedere che accadesse alla Regina Bianca; ma invece della Regina, sedeva sulla sedia il cosciotto di montone.

- Sono qui, - grid≥ una voce dalla zuppiera, e Alice si volse, e fu appena in tempo a vedere il largo e tranquillo viso della Regina che le sorrise per un momento sull'orlo della zuppiera e poi spar∞ nella minestra.

Non c'era da perdere un momento. Giα parecchi degli ospiti giacevano nei piatti e il mestolo camminava sulla tavola verso la sedia di Alice, facendole con impazienza cenno di levarsi dinanzi.

- Io non posso resistere pi∙ a lungo, - essa grid≥, levandosi e afferrando la tovaglia con ambo le mani; una stratta... e piatti, convitati e candele scrosciarono insieme in un fascio sul pavimento.

- Quanto a voi... - essa continu≥, volgendosi fieramente alla Regina Rossa, ch'essa considerava come la cagione di tutto il male. Ma la Regina non c'era pi∙ al suo fianco: s'era improvvisamente rimpicciolita fino a sembrare una minuscola bambina, e correva allegramente sulla tavola dietro il suo scialle, che si trascinava dietro.

In tempo normale, Alice si sarebbe sorpresa a quella vista, ma quella volta era troppo esaltata, per sorprendersi di nulla al mondo.

- Quanto a voi, - essa ripetΦ, afferrando la piccola creatura che era appunto nell'atto di saltare su una bottiglia posatasi in quel momento sulla tavola, - ti dar≥ agli artigli di un gattino, ti dar≥...


Torna all'IndiceAvanti